Il tempo passa senza che il reclutamento scolastico cambi fisionomia, ma sulla necessità di assumere i precari l’Anief non molla minimamente la presa: per il bene della scuola occorre assumere tutti gli idonei dei concorsi a docente e i supplenti arrivando anche ad attingere dalle Graduatorie provinciali per le supplenze, le cosiddette Gps. La doppia richiesta è stata ribadita in queste ore da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo che lo stesso sindacato ha espresso le sue ragioni, due giorni fa, nel corso di una audizione in Senato per chiedere miglioramenti al decreto legge 7 aprile n. 2025, n. 45 contenente ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione del PNRR e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026.
Ai senatori, la delegazione Anief capitanata dal presidente Marcello Pacifico, ha presentato una trentina di suggerimenti, da trasformare in emendamenti, a partire dall’esigenza di trovare una soluzione alla questione degli idonei. Bisogna sanare la questione degli idonei, non solo dei concorsi Pnrr ma anche da straordinari, attraverso il loro reclutamento su posti comuni, ricordando anche che dal prossimo anno scolastico non sarà più possibile assumere in ruolo da I fascia Gps per il sostegno agli alunni disabili. Quindi, anziché allargare la procedura di assorbimento nei ruoli dello Stato, si andrà a cancellare l’unica oggi già esistente e ben fatta.
"Vogliamo – ha detto il leader del sindacato autonomo - che vengano assunti tutti gli idonei dei concorsi, non limitandosi al 30% dei posti disponibili, ma coprendo il 100% dei posti previsti, includendo anche quelli relativi a concorsi svolti prima e durante il 2020", ha detto Pacifico ai microfoni dell’agenzia Teleborsa. Secondo il sindacalista autonomo, inoltre, "per risolvere il problema del precariato è fondamentale reintrodurre il doppio canale di reclutamento, anche per i posti comuni, attingendo sia dalle graduatorie per le supplenze sia da quelle di merito. Dunque, includendo nelle stabilizzazioni tutti gli idonei e i supplenti. Questo – ha concluso Pacifico - ci permetterebbe di assorbire progressivamente il precariato e prevenire l’abuso dei contratti a termine, proseguendo al contempo con le assunzioni già in corso dalle GPS per i posti di sostegno".
PER APPROFONDIMENTI:
La prova orale si svolgerà da metà maggio. Il percorso formativo di Eurosofia, è articolato in 10 incontri tematici con un taglio operativo e concreto, ed è tenuto da formatori DSGA esperti del settore scolastico.
Inoltre in omaggio il minicorso intensivo di informatica e inglese.
I posti messi a bando, ricordiamo, sono 1435, vedremo dai dati ufficiali forniti dal Ministero se si riuscirà a coprirli o ne rimarranno scoperti.
La prova orale consiste in:
La prova orale ha una durata massima di 50 minuti, fermi restando gli eventuali tempi aggiuntivi previsti dalla normativa vigente, e può essere svolta in videoconferenza, attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e digitali, garantendo comunque l’adozione di soluzioni tecniche che assicurino la pubblicità della stessa, l’identificazione dei partecipanti, nonché la sicurezza delle telecomunicazioni e la loro tracciabilità.
PREPARATI CON EUROSOFIA.
A seguito delle numerosissime mail da parte dei nostri corsisti stiamo attivando un nuovo percorso specifico. Le possibilità di vincere sono aumentate, puoi fare la differenza con il supporto giusto.
Corso intensivo online interamente dedicato alla preparazione della prova orale del concorso DSGA 2025, con un taglio operativo e concreto.
Gli aggiornamenti relativi all’attività del Dsga, sono già disponibili sulla piattaforma.
Calendario incontri, relatori e programma a questo link:https://iscrizioni.eurosofia.it/lista-corsi/corso.html?id=1898
Obiettivi del corso
Modalità di svolgimento
Tutti gli incontri si terranno sulla piattaforma Zoom. I link di accesso saranno disponibili all’interno della piattaforma di formazione.
Le lezioni in diretta possono essere seguite in differita poiché caricate in piattaforma con i rispettivi materiali.
Programma – Contenuti moduli – Formatori
(TUTTI GLI INCONTRI, SALVO IMPREVISTI, SI TERRANNO DALLE ORE 15.00 ALLE ORE 17.00)
1. 22/04/2025 - MARGHERITA GENDUSO (La lezione sarà riprogrammata)
La gestione degli acquisti su MEPA e CONSIP
Approfondimento teorico e pratico sulla gestione degli acquisti tramite le piattaforme MEPA e CONSIP da parte delle istituzioni scolastiche. Focus sugli adempimenti del Dirigente Scolastico e del DSGA, con l’analisi di modelli documentali utili.
2. 24/05/2025 - ALBERICO SORRENTINO
Contrattazione integrativa d’istituto
Esame delle fasi e degli strumenti della contrattazione integrativa nelle scuole, con attenzione alle novità introdotte dal CCNL 2019-2021. Utilizzo di modelli e casi pratici.
3. 28/04/2024 - FEDERICA COLANTUONI
Il programma annuale: gestione contabile e finanziaria
Approfondimento delle attività connesse alla predisposizione del programma annuale scolastico, con particolare attenzione agli adempimenti contabili e finanziari di DS e DSGA. Analisi di modelli e strumenti operativi.
4. 30/04/2025 - VINCENZO SORRENTINO
La contrattualizzazione del personale scolastico e ricostruzioni di carriera
Approfondimento sulle procedure di contrattualizzazione del personale scolastico e sulla ricostruzione di carriera. Attraverso un approccio teorico-pratico, i partecipanti acquisiranno competenze fondamentali per gestire correttamente gli adempimenti connessi alle nomine, alla presa di servizio e all’inquadramento stipendiale, secondo la normativa vigente e le piattaforme ministeriali
Approfondimento sulle procedure disciplinari applicabili a docenti e ATA, con focus sugli obblighi del Dirigente Scolastico e sulle novità del CCNL 2019-2021. Analisi di documenti e casi pratici.
5. 24/04/2025 - MARGHERITA GENDUSO
Acquisti fuori MEPA: affidamento diretto e procedura negoziata
Analisi delle modalità di acquisto fuori dalle piattaforme MEPA e CONSIP, con focus sull’affidamento diretto e sulle procedure negoziate senza bando. Approfondimento sugli obblighi di DS e DSGA, con supporto di esempi pratici.
6. 06/05/2025 - GIOVANNI MENDITTO
Il conto consuntivo: aspetti teorici e pratici
Approfondimento delle fasi operative e contabili legate alla predisposizione del conto consuntivo scolastico. Focus sugli obblighi del DSGA e sull’utilizzo di modelli contabili di riferimento.
7. 08/05/2025 - GIOVANNI MENDITTO
Pagamento dei compensi accessori: cedolino unico e bilancio
Esame teorico e operativo della gestione dei compensi accessori finanziati tramite fondo MOF e bilancio scolastico. Discussione di casi pratici, tabelle di pagamento.
8. 09/05/2025 – TOBIA CIAGLIA
Il piano delle attività del personale ATA
Analisi teorico-pratica della gestione del personale ATA attraverso il piano delle attività. Approfondimento sugli obblighi del DSGA e sugli strumenti documentali di supporto.
9. 12/05/2025 - STEFANO RAGONE
Gestione inventariale dei beni scolastici
Esame approfondito degli aspetti teorici e operativi della gestione dell’inventario dei beni scolastici. Particolare attenzione agli obblighi del DSGA e all’utilizzo di modelli documentali.
10. DA DEFINIRE – ALBERICO SORRENTINO
Redazione degli atti istruttori
Esame delle principali tipologie di atti istruttori utilizzati nella gestione amministrativa e contabile delle scuole, con riferimento alla documentazione e alla corretta redazione.
NB. A supporto della preparazione sono stati inseriti materiali delle precedenti edizioni.
Materiali e risorse disponibili
Costi
Come iscriversi
L’iscrizione agli incontri è semplicissima, dovrà cliccare su REGISTRATI se non è in possesso di un profilo sulla piattaforma Eurosofia o su LOGIN se già in possesso, in questa pagina: https://iscrizioni.eurosofia.it/lista-corsi/corso.html?id=1898
CONSEGUIMENTO CIAD
Mettiamo a disposizione di tutti gli utenti che si iscrivono al corso di preparazione alla prova orale, la certificazione CIAD ad un costo agevolato di 150,00€ (anziché 189,00€).
Sono previste 9 sessioni di esame giornaliere
Tutti i dettagli in questa pagina:https://www.e-sofia.it/paginaprincipale/corso.html?id=1472
Non perdere questa occasione! Riprogetta il tuo futuro. Contatta la segreteria per una consulenza personalizzata:
#EUROSOFIA #CONCORSISCUOLA #SCUOLA #dsga #provaorale #PROVASCRITTA #concorsdsga
Anief, da sempre attenta ai bisogni dei docenti e del personale Ata, con maggiore attenzione con chi ancora non è stabilizzato, ha avviato tre specifiche azioni che stanno riscontrando molto successo tra i lavoratori della scuola.
Marcello Pacifico, leader del sindacato, ha spiegato le ragioni per le quali ha deciso di avviare tre diverse petizioni: “come sempre per il nostro sindacato sono importanti e fondamentali il parere e il consenso di docenti e personale Ata. Al fine di tutelare il loro operato abbiamo lanciato tre diverse azioni che mirano da una parte a ristabilire dei diritti e dall’altra a rendere i lavoratori partecipi del cambiamento. Con la prima petizione, abbiamo pensato di dire stop alla trattenuta ENAM 1% mensile per docenti scuola infanzia e primaria; con la seconda petizione, di riportare la pensione a 60 anni per comparto istruzione e ricerca e di stabile il riscatto della laurea gratuitamente; la terza petizione, di abolire la trattenuta 2,5% TFR e rimetterla a carico dello Stato”.
Ecco di seguito le tre petizioni lanciate da Anief
Prima petizione Stop a trattenuta ENAM 1% mensile per docenti scuola infanzia e primaria Per firmare cliccare qui L’ENAM era l’ente di assistenza magistrale per la scuola primaria e dell’infanzia il cui posto, alla soppressione, è stato preso dall’INPDAP, poi inglobata dall’INPS. La trattenuta ENAM, obbligatoria, risale ad un decreto del 1947 che preleva l’1% dell’80% dello stipendio per tutto il personale della scuola primaria e dell’infanzia, e continua a permanere nonostante la soppressione dell’INPDAP. La petizione vuole sollecitare il Parlamento a rendere facoltativa tale trattenuta legata a fini solidaristici e scelte personali che devono essere prese liberamente dal personale scolastico della scuola primaria e dell’infanzia. Seconda petizione Riportare pensione a 60 anni per comparto istruzione e ricerca e riscatto laurea gratuito Per firmare cliccare qui La presente petizione vuole riconoscere al personale docente e scolastico, a tutto il personale del comparto istruzione e ricerca, la stessa finestra per la pensione di limite anagrafico a 60 anni prevista per il personale delle forze militari (d.lgs. 66/2010) e di polizia (d.lgs. 334/2000), con la possibilità, a domanda, di permanere in servizio anche con compiti di tutoraggio e orientamento per i neo-assunti, con incentivi, fino a 67 anni. La petizione chiede per il personale docente e scolastico e per tutto il personale del comparto istruzione e ricerca (atenei, enti di ricerca, conservatori e accademie) anche lo stesso riscatto gratuito degli anni universitari di valore legale della laurea, previsto per gli ufficiali delle forze militare dall'art. 32 eel DPR 1092/1973, in quanto titolo di accesso alla professione. L'ultimo rapporto dell'ARAN sull'età anagrafica dei dipendenti della pubblica amministrazione nel 2021 conferma il progressivo invecchiamento del personale docente e scolastico, e in generale del comparto istruzione e ricerca, rispetto all'attuale riforma delle pensioni che prevede il pensionamento dopo quasi 44 anni di contributi o il limite anagrafico di quasi 68 anni di età. Il personale docente e scolastico della scuola italiana è il piu vecchio in Europa e nel mondo, per il 77,4% è di sesso femminile. 235.741 unità erano in servizio a scuola nel 2021 con un'età over 60 (18 6%), a dispetto di quanto avveniva nelle forze di polizia con 2.296 unità (0,8%) e nelle forze armate con 186 unità (0,1%), in ragione della specificità dell'ordinamento militare, del rischio, ma a dispetto del burnout che non è riconosciuto agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Per superare il gap generazionale tra studenti e insegnanti, svecchiare il corpo docente, intervenire sul burnout, invogliare agli studi universitari, pertanto, il sindacato Anief ritiene necessario modificare le norme sull'accesso alla pensione e sul riscatto gratuito degli anni di formazione del personale docente e scolastico e in generale di tutto il comparto istruzione e ricerca. Il tuo supporto può spingere il Governo e il Parlamento a cambiare la norma anche per superare i rilievi opposti dalla Consulta nella sentenza n. 270/2022 per i Funzionari delle forze di Polizia, e a far riconoscere la professionalità e la peculiarità del lavoro del corpo insegnante e di tutto il personale scolastico e del comparto istruzione e ricerca. Terza petizione Abolire la trattenuta 2,5% TFR e rimetterla a carico dello Stato Per firmare cliccare qui Dopo la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, la legge n. 448/1998, recante “Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo”, demanda a un DPCM la definizione della struttura retributiva e contributiva dei dipendenti pubblici che passano a partire dai neo-assunti dal 1 gennaio 2001 dalla vecchia liquidazione, il precedente regime del TFS (trattamento di fine servizio) con aliquota maggiore e trattenuta del 2,5% o dell’IBU (indennità di buonauscita) al regime del TFR (trattamento di fine rapporto) con aliquota del 9,41 e trattenuta del 2,5% su 80% dello stipendio, non previsto per i lavoratori privati dall’art. 2120 del Codice civile. I dipendenti degli Enti pubblici non economici, invece, alla cessazione del rapporto di lavoro hanno diritto a una indennità di anzianità (IA) a totale carico dell’Ente datore di lavoro e disciplinata dalla legge n. 70/1975. La petizione, lanciata dal presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, vuole sollecitare il Governo ad abolire la trattenuta del 2,5% TFR per i neo-assunti dal 2001 e rimetterla integralmente a carico dello Stato qiale datore di lavoro, per garantire la parità di trattamento tra tutti i lavoratori del pubblico impiego e tra questi e quelli del settore privato, attraverso un intervento legislativo che realizzi anche quanto auspicato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 213/2018, per “salvaguardare la parità di trattamento contrattuale e retributivo, nel perimetro tracciato dalla contrattazione collettiva e dalla necessaria verifica della compatibilità con le risorse disponibili. Tale principio di parità di trattamento si pone a ineludibile presidio dello stesso diritto a una retribuzione sufficiente e proporzionata”.
Vai alle petizioni nell’area dedicata sul sito Anief.
PER APPROFONDIMENTI:
“Sull’aumento degli stipendi del personale scolastico il sindacato Anief non arretra: c’è un gap troppo grande rispetto agli altri impiegati pubblici, addirittura di 6.000 euro l’anno rispetto ai dipendenti delle Funzioni Centrali e oltre 4.000 quattro mila se si confronta quello di docenti e Ata con la media della PA. Sono distanze abissali che relegano i lavoratori della scuola al ruolo di impiegati pure di serie B”. Lo dichiara oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, a pochi giorni dalla ripresa del confronto tra l’Aran e le organizzazioni sindacali rappresentative per la definizione del Contratto collettivo di lavoro nazionale del personale Istruzione e Ricerca relativo al triennio 2022-2024.
La posizione dell’Anief, che dal rinnovo delle Rsu di metà aprile sembra uscire rafforzato in termini di rappresentatività, rimane tra quelle espresse il 26 marzo scorso, al termine dell’ultimo confronto con la parte pubblica: per recuperare la sensibile perdita di potere di acquisto dei salari del personale della scuola, crollata di quasi 18 punti percentuali nell’ultimo difficile triennio, il giovane sindacato ha chiesto e continuerà a chiedere ulteriori risorse per recuperare il gap retributivo rispetto al resto della PA, a seguito dello sciagurato rinnovo contrattuale del 2018: dopo quel Ccnl i dipendenti delle Funzioni centrarli sono arrivati a prendere ogni anno fino a 6.000 euro in più rispetto al personale scolastico. Mentre prima di quel contratto erano in media docenti e personale Ata a guadagnare 1.000 euro in più.
La differenza di trattamento economico è altrettanto evidente anche quando si guarda fuori dell’Italia: l’ultimo studio condotto dall’Eurostat ha esaminato il potere d’acquisto nei Paesi europei nel 2023, con un focus sugli stipendi reali, evidenziano come il nostro paese si posizioni agli ultimi posti tra le grandi economie dell’Ocse. L’analisi dell’Eurostat, ha scritto la stampa specializzata, si basa sul Purchasing Power Standard (PPS), un’unità di misura artificiale che consente di confrontare il valore reale dei redditi tra diversi Paesi, neutralizzando le differenze di prezzo: in pratica, il PPS rappresenta una sorta di moneta virtuale, con la quale, in teoria, si potrebbe acquistare la stessa quantità di beni e servizi in ogni nazione.
Confrontando l’Italia con Francia, Germania e Spagna, emerge che il nostro Paese registra stipendi più bassi a parità di costo della vita. Secondo gli economisti, nel 2023 il reddito netto medio di un single senza figli nell’Unione Europea è stato pari a 27.500 PPS, mentre in Italia si è fermato a 24.000 PPS, segnando un divario del 15% rispetto alla media europea. Di fatto, assistiamo in Italia ad un ampio scarto tra stipendi e spese quotidiane, che portano ad una condizione di scarso potere d’acquisto, perché i salari risultano meno competitivi rispetto ai prezzi di beni e servizi. Sotto accusa anche il livello di tassazione. Secondo il dossier, infatti, in Italia un aumento dello stipendio lordo può persino tradursi in una riduzione del reddito netto, evidenziando il peso del sistema fiscale sulla capacità di spesa dei lavoratori.
“Considerando che il disavanzo Italia-Ue si riferisce alle medie di tutti i comparti e che la scuola è in ritardi di almeno 4.000 euro dagli altri settori pubblici – commenta ancora il presidente Marcello Pacifico – è evidente che per il personale della scuola il quadro è pessimo. Per docenti e Ata, bassi stipendi e ridotto potere d’acquisto ed elevata tassazione, sono delle caratteristiche particolarmente amplificate: basti guardare, a titolo di esempio, quanti soldi netti arrivano ai tanti dipendenti insegnanti e Ata impegnati nei progetti Pnrr, visto che ben oltre la metà vengono assorbiti tra tasse e trattenute di vario genere. In questo quadro desolante, dinque, non possiamo reputare soddisfacenti i 62 euro lordi medi di aumenti prospettati per il rinnovo contrattuale 2022-24”.
“Siamo convinti che debbano aumentare seguendo le proposte che abbiamo presentato al tavolo: parliamo del fondo per la formazione continua, destinato ad esempio alla costituzione del middle management, e di quello per la continuità del servizio scolastico e didattico, che potrebbe finanziare l’indennità di trasferta. Come crediamo sia giunto il momento di rimettere alla contrattazione integrativa parte del fondo Mof ai buoni pasto, come già avvenuto nel precedente Ccnl per la formazione, di utilizzare i risparmi derivanti dal dimensionamento scolastico per rafforzare le indennità dei Dsga. Oltre che di impiegare le economie generate dalle ex progressioni economiche per migliorare le retribuzioni del personale amministrativo, tecnico e ausiliario”.
Il giovane sindacato continuerà a combattere per la parità dei diritti: “Dobbiamo assolutamente – spiega ancora il presidente Marcello Pacifico - riuscire a trovare delle risorse da assegnare ai lavoratori più fragili e meno tutelati, a partire dai precari. Certamente, per fare questo c’è bisogno della volontà politica. Ricordiamo però anche che una sentenza della Corte di Cassazione del 7 marzo scorso ha decretata illegittima l’abolizione del primo gradone stipendiale”. Anief ricorda, infine, che in caso di firma del Ccnl 2022-2024, sarà a seguire possibile aprire nuove trattative già a partire da quella relativa al triennio 2025-2027, con la possibilità di ulteriori 150 euro di aumenti. E poi anche per il successivo triennio 2028-2030, con altri 150 euro sempre lordi e medi. “Parliamo – conclude Marcello Pacifico – di un potenziale incremento totale di 450 euro lordi mensili entro il 2030, ma ovviamente tutto dipende dalla volontà politica di garantire le risorse necessarie nei prossimi anni, rispetto al prossimo aumento dell’inflazione”.
PER APPROFONDIMENTI:
I tribunali del lavoro continuano ed emettere sentenze favorevoli ai precari che chiedono la Carta del docente: quello di Roma, prima sezione Lavoro, lo ha fatto una settimana fa, con una sentenza che ha risarcito una insegnante supplente con 1.500 euro, per le supplenze annuali effettuate tra il 2020 e il 2023, condannando il Ministero anche al pagamento di “interessi o rivalutazione”.
Il passaggio scritto da giudice che la caratterizza la sua decisione è il seguente: “La parte ricorrente, per il periodo in cui ha lavorato con contratti a tempo determinato, pur espletando mansioni identiche rispetto a quelle espletate dal personale di ruolo ed essendo stata sottoposta agli stessi obblighi formativi non ha goduto del beneficio della carta elettronica. Tale disparità di trattamento riscontrabile tra docenti assunti a tempo indeterminato e docenti assunti a tempo determinato risulta effettivamente priva di oggettiva e plausibile spiegazione, rispetto alla finalità dell’istituto, e dunque ingiustificata ed irragionevole, soprattutto considerando che gli artt. 63 e 64 del Ccnl di comparto del 29.11/.2007, nel disciplinare gli obblighi di formazione, non distinguono tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato”.
Il giudice ricorda anche che “potendosi, quindi, prospettare un possibile contrasto con le clausole 4 e 6 dell’accordo quadro allegato alla direttiva n. 70 del 1999, per il diverso trattamento tra docenti di ruolo e docenti con contratto a termine in relazione al beneficio in esame, la questione della compatibilità della relativa normativa con il diritto euro unitario è stata sottoposta alla CGUE la quale, con l’ordinanza del 18 maggio 2022, emessa nella causa C-450/21 ha ritenuto che “La clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, che figura nell’allegato della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del Ministero dell’istruzione, e non al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell’importo di EUR 500 all’anno, concesso al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali, mediante una carta elettronica”.
Dopo questa lunga premessa, il tribunale di Roma a ricordato anche che “la Corte di Giustizia Europea nella motivazione di detta ordinanza, ha ribadito “il divieto, per quanto riguarda le condizioni di impiego, di trattare i lavoratori a tempo determinato in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato che si trovano in una situazione comparabile, per il solo fatto che essi lavorano a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive” (punto 29); ha affermato che l’indennità in esame (e cioè la cd. Carta docenti) “è versata ai fini di sostenere la formazione continua dei docenti, la quale è obbligatoria tanto per il personale a tempo indeterminato quanto per quello impiegato a tempo determinato presso il Ministero, e di valorizzarne le competenze professionali” (punto 36); ha ribadito che la sola natura temporanea di un rapporto di lavoro non è sufficiente a giustificare una differenza di trattamento tra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori a tempo determinato (punto 46); ha infine sostenuto che la differenza di trattamento in ordine all’indennità in questione “non risulta giustificata da una ragione obiettiva” (punto 47)”.
Quindi, il giudice ha spiegato che i medesimi principi erano stati in precedenza affermati e sostenuti anche dalla giurisprudenza amministrativa, intervenuta ad annullare il citato DPCM del 25 settembre 2015, che aveva definito le modalità di assegnazione e di utilizzo della Carta, indicando come suoi destinatari i docenti di ruolo a tempo indeterminato delle scuole statali (cfr. Consiglio di Stato, sentenza n. 1842 del 18.3.2022)”. E anche che “con sentenza 27.10.2023, n. 29961 la Corte di cassazione ha stabilito che la carta docente spetta ai docenti precari con incarichi annuali fino al 31 agosto o incarichi fino al termine delle attività didattiche, e cioè fino al 30 giugno, senza che rilevi l’omessa presentazione, a suo tempo, di una domanda in tal senso diretta al Ministero; che a detti docenti, ai quali il beneficio della carta non sia stato tempestivamente riconosciuto e che, al momento della pronuncia giudiziale sul loro diritto, siano interni al sistema delle docenze scolastiche (perché iscritti nelle graduatorie per le supplenze, incaricati di una supplenza o transitati in ruolo), spetta l’adempimento in forma specifica, per l’attribuzione della carta docente, secondo il sistema proprio di essa e per un valore corrispondente a quello perduto”.
“Questa sentenza – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – conferma che sulla Carta del docente utile all’aggiornamento professionale non vi sono più dubbi: va accordata anche al personale precario che ha lavorato per una serie di mesi nell’anno scolastico. Lo sostengono, senza alcuna titubanza, anche il Consiglio di Stato, la Corte di Giustizia Europea e la Corte di Cassazione. Tutti concordano nel dire che la parte dell’articolo 1 della Legge 107/15 che ha giustamente introdotto il bonus docente ha anche però dimenticato clamorosamente che va assegnato anche ai supplenti ed in certi casi anche temporanei: Governo e Parlamento farebbe bene a prenderne atto e a integrare la norma incompleta. Intanto, per recuperare i 500 euro annui con gli interessi maturati non rimane che presentare ricorso gratuito con Anief, con la possibilità di ricevere fino a 3.500 euro, facendo però attenzione a non superare cinque anni dalla stipula del contratto a termine”.
CONCLUSIONI DELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL LAVORO DI ROMA
PQM
dichiara che XXXX XXXX ha diritto di ottenere il beneficio previsto dall’art. 1, comma 121, della legge n. 107/2015 (Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente delle istituzioni scolastiche), relativamente agli anni scolastici 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023, per l’importo nominale di € 1500,00;
condanna il Ministero convenuto alla attribuzione della carta docente a favore della ricorrente, per tali anni scolastici, per un valore corrispondente a quello perduto, oltre interessi o rivalutazione, ai sensi dell’art. 22, comma 36, della legge n. 724 del 1994, dalla data del diritto all’accredito alla concreta attribuzione;
condanna il convenuto al pagamento a favore della ricorrente delle spese processuali che liquida in
€ 800, oltre IVA, CPA e rimborso forfettario nella misura del 15%, da distrarsi a favore dei procuratori antistatari.
Roma, 17.4.2025
IL GIUDICE
Per ulteriori informazioni sul ricorso gratuito con Anief cliccare qui.
PER APPROFONDIMENTI