Il 1° maggio, festa del lavoro, è anche la data in cui esce il consueto mensile dell’Agenda CISL Scuola 2024/25, che in apertura riporta un commosso ricordo di papa Francesco della segretaria generale Ivana Barbacci. Il suo scritto prende spunto da due incontri col Santo Padre, nell’ultimo dei quali gli furono consegnati due piccoli doni, testimonianza di affetto e riconoscenza ma soprattutto della volontà di tradurre quanto più possibile il suo messaggio nell’ambito dell’impegno vissuto nel sociale.
A sviluppare il tema soltanto accennato sulle pagine di maggio dell’agenda cartacea (Valutazione e non cognitive-skills) è questa volta Emmanuele Massagli, docente di pedagogia alla LUMSA di Roma e presidente della Fondazione Tarantelli. Analizzando il complesso rapporto fra conoscenze, scuola, competenze e lavoro, ci ricorda come ogni percorso scolastico, sia esso generalista o specialistico, debba tendere a fornire alla persona “conoscenze coerenti e aggiornate e competenze durevoli, non soggette a frenetica obsolescenza”.
Proseguendo nella sua esplorazione storico – pedagogico – normativa, Reginaldo Palermo prova a mettere in evidenza ciò che in merito alla valutazione ci dice il documento recentemente diffuso dalla commissione incaricata di rivedere le Indicazioni Nazionali. A leggere il testo, afferma, sembra che la valutazione sia riferita soprattutto agli “esiti di apprendimento”, piuttosto che a rilevare e correggere gli elementi di “debolezza” dei processi di insegnamento.
Del modo in cui le scuole, nel loro concreto vissuto, stanno gestendo le recenti novità in materia di valutazione degli alunni ci parla Margherita Maniscalco, dirigente della direzione didattica “F. S. Cavallari” di Palermo, ponendo l’accento sull’esigenza che si adottino linguaggi comprensibili e condivisibili da parte delle famiglie, evitando soprattutto il rischio che gli interventi normativi si fermino alla superficie del cambiamento necessario, senza incidere in profondità nei processi educativi.
A cura dell’Ufficio sindacale della CISL Scuola nazionale una breve rassegna dei principali appuntamenti in calendario nel mese di maggio, che si apre con la celebrazione della Festa del lavoro ma prevede anche la ripresa delle trattative per il nuovo CCNL e altri importanti tavoli negoziali.
Al termine dell'informativa sugli organici del personale ATA che ha avuto luogo martedì 29 aprile, la CISL Scuola, insieme alle altre organizzazioni sindacali, ha fatto presente al Ministero il problema degli aspiranti presenti nella III fascia ATA che si trovano nell’impossibilità di comunicare l'avvenuto conseguimento della CIAD, e ha chiesto che l'Amministrazione si adoperai per trovare una soluzione al problema.
La situazione appena descritta e rappresentata al Ministero si verifica allorché un aspirante, avendo "erroneamente" inserito una certificazione informatica non riconoscibile come CIAD al momento della compilazione della domanda, consegua un titolo effettivamente coerente con le richieste del CCNL entro la prevista scadenza del 30 aprile 2025.
Il sistema informatico, in questo caso, non consente l'inserimento in quanto l'aspirante risulta come già presente a pieno titolo e non tenuto, pertanto, a sciogliere alcuna riserva.
L'Amministrazione, pur non dichiarandosi disponibile a intervenire a istanze aperte, ha comunque ribadito che:
ai fini del diritto a permanere nelle graduatorie farà fede il conseguimento del titolo entro la prevista scadenza (indipendentemente dalla possibilità di caricare il titolo stesso attraverso il sistema informatico);
sarà pubblicata una nota, in occasione di successive circolari, che possa chiarire alle scuole capofila la validità del titolo conseguito anche qualora lo stesso non sia stato inserito causa il blocco di sistema.
Si consiglia, comunque, a chi si trovasse nella situazione descritta, di inviare, entro i termini previsti per lo scioglimento della riserva, una pec alla scuola capofila comunicando i dati relativi al conseguimento del titolo, provvedendo ad allegare quest’ultimo alla mail.
La sicurezza sui luoghi di lavoro, su cui ha rivolto un forte appello, in una iniziativa svoltasi a Latina, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è il tema portante delle manifestazioni in programma per la festa del 1° maggio di quest'anno.
"Uniti per un lavoro sicuro" è lo slogan che caratterizzerà le manifestazioni organizzate da CGIL, CISL e UIL, che vedranno i segretari generali presenti in tre diverse iniziative in programma a Casteldaccia in provincia di Palermo (intervento della segretaria generale CISL Daniela Fumarola), a Roma (intervento del segretario generale CGIL Maurizio Landini), e a Montemurlo in provincia di Prato (intervento del segretario generale UIL Pierpaolo Bombardieri).
Nel pomeriggio è in programma a Roma il tradizionale "Concertone", sempre sullo stesso tema, che tornerà a svolgersi nella sede tradizionale di Piazza San Giovanni e verrà trasmesso in diretta da Rai 3 a cura della Direzione Prime Time.
Sul significato della ricorrenza e sul tema individuato per il 1° maggio 2025 così si è espressa la segretaria generale della CISL Daniela Fumarola: “Il Primo Maggio saremo in Sicilia a Casteldaccia, teatro della terribile strage del 7 maggio dello scorso anno dove morirono 5 operai. Un passo significativo con cui intendiamo anche rispondere al monito del documento della CEI, che per la Festa dei Lavoratori parla dell’esigenza di costruire una nuova e grande alleanza sociale a cominciare dalla sicurezza sul lavoro, una grande vergogna nazionale”.
“Molte cose sono state affrontate in questi ultimi tempi - aggiunge - Ci sono stati dei provvedimenti importanti che ha fatto il governo, penso alla patente a crediti, all’aumento degli ispettori, ma non basta. Bisogna assolutamente continuare a intervenire – ha detto – facendo in modo che ci sia una strategia nazionale. Questa è una occasione che abbiamo per far comprendere quanto sia fondamentale imparare da subito cosa significa vivere un’esperienza di lavoro in sicurezza perché i ragazzi di oggi saranno i lavoratori di domani”.
“Custodire il valore della vita e comprendere i rischi che possono esserci nei luoghi di lavoro è fondamentale – ha sottolineato ancora - Il nostro impegno va in questa direzione. Bisogna fermare questa strage, per mettere i lavoratori nella condizione di vivere il lavoro senza pericoli ed in maniera sana. La strada è ancora lunga ma non bisogna fermarsi. Ed è fondamentale veicolare questo messaggio tra i giovani che saranno le lavoratrici ed i lavoratori del domani. La strage sul lavoro purtroppo continua, ma noi non dobbiamo assolutamente fermarci”.
Nel pomeriggio di martedì 29 aprile si è tenuto un incontro al Ministero per l'informativa su due decreti interministeriali riguardanti i posti per la costituzione delle classi in deroga e gli organici ATA per il 2025/26.
Decreto interministeriale costituzione classi in deroga Il Direttore Generale per il Personale ha illustrato il decreto che dà attuazione a quanto stabilito dai commi 344 e 345 dell'art.1 della legge 234/2021 circa la possibilità di costituire classi in deroga ai parametri fissati nel DPR 81/09, al fine di favorire il diritto allo studio riducendo il numero degli alunni per classe, con particolare riguardo alle zone connotate da alti tassi di dispersione e alle aree a rischio spopolamento. Come già per i precedenti anni scolastici (siamo ormai alla quarta applicazione della norma), gli uffici potranno autorizzare, nei limiti della quota massima di contingente assegnato, la costituzione di classi in deroga. Gli indicatori che verranno utilizzati per individuare le classi autorizzabili sono:
l'indicatore di status sociale (ESCS);
l'indicatore di dispersione scolastica implicita per la scuola primaria e per la scuola secondaria;
l'indicatore di spopolamento.
Nella bozza di decreto illustrata ai sindacati la quota massima di posti che può essere utilizzata per l'autorizzazione delle classi in deroga è pari a 6.566.
Decreto organico ATA Il decreto annuale sugli organici ATA ricalca totalmente quello relativo all'attuale anno scolastico. Le dotazioni organiche, dunque, non cambiano né a livello nazionale, né a livello di ripartizione regionale, fatta salva la riduzione di 18 posti di assistenti amministrativi dovuta al collocamento a riposo, a decorrere dal 1° settembre 2025, di altrettante unità di personale della dotazione organica aggiuntiva prevista dalla Legge 145/2018.
L'Amministrazione ha informato che nel corso della serata avrebbe trasmesso la bozza di decreto agli uffici scolastici regionali.
La circolare con cui il Ministro dell’istruzione e del merito interviene in merito a questioni attinenti alla gestione dell’attività didattica, come l’assegnazione di compiti e l’effettuazione di prove di verifica, invade prerogative che le norme – richiamate del resto in apertura della circolare stessa - attribuiscono all’autonomia professionale dei docenti e a quella delle istituzioni scolastiche.
È nell’ambito di tale autonomia, riconosciuta a ogni docente per quanto riguarda le scelte di natura metodologico-didattica e agli organi collegiali (collegio docenti, consigli di classe, consigli di istituto, in cui come è noto sono presenti rappresentanze dei genitori e degli studenti) per quanto concerne gli aspetti di coordinamento didattico e organizzativo, che le questioni richiamate nella circolare possono e devono essere affrontate e risolte, nel quadro di una gestione delle attività scolastiche nella quale è fondamentale il ruolo svolto dagli organi collegiali.
Ciò premesso, risulta del tutto inopportuna, e potenzialmente lesiva della dignità professionale del personale docente e dirigente, la decisione di fare oggetto di una circolare del Ministro situazioni e comportamenti in realtà marginali, ma che assumono in tal modo un carattere di fenomeno diffuso se non generalizzato.
Come si deduce anche da molti dei commenti riportati sui mezzi di informazione, è evidente infatti il rischio che siano enfatizzate questioni oggettivamente residuali, favorendo l’acuirsi di conflittualità e contenzioso nei confronti dell’operato dei docenti e delle scuole, in direzione esattamente contraria rispetto all’esigenza di incoraggiare atteggiamenti di dialogo e di condivisa assunzione di responsabilità educativa, e in chiara contraddizione con gli intenti, più volte dichiarati dallo stesso Ministro, di voler sostenere e rafforzare l’autorevolezza del personale docente e dirigente, sicuramente in grado di gestire situazioni per risolvere le quali è sufficiente l’esercizio di un minimo di buon senso.
Per queste ragioni, la CISL Scuola considera che la modalità scelta per intervenire sulle questioni oggetto della circolare risulti del tutto impropria rispetto alle prerogative dell’autonomia scolastica, all’esercizio della libertà di insegnamento e alle decisioni proprie degli organi collegiali di cui, come noto, fanno parte anche le famiglie. Ritiene infine che l’eventuale proporsi di situazioni problematiche nella gestione delle attività didattiche, evitando indebite e infondate generalizzazioni, possa e debba essere affrontato e risolto nell’ambito dell’autonomia scolastica, da sostenere e valorizzare maggiormente, a partire da un più adeguato riconoscimento delle professionalità che vi operano.
Roma, 30 aprile 2025
Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola
È in corso al Senato l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 45/2025, che contiene disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza e per l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026. Si tratta di un provvedimento che affronta diverse questioni di notevole rilevanza per il sistema scolastico (dalla riforma dei percorsi di istruzione tecnica al reclutamento, al contrasto ai cosiddetti diplomifici), su cui si è svolta nei giorni scorsi un'audizione dei sindacati presso la 7^ Commissione del Senato (vedi notizia su questo sito).
Sui contenuti del decreto legge la CISL Scuola ha predisposto un'articolata scheda illustrativa a cura dell'Ufficio Sindacale - Legale.
CISL Scuola e IRSEF IRFED organizzano un seminario formativo on line destinato a quanti sono entrati in servizio come dirigenti scolastici nell'anno scolastico in corso.
L'iniziativa è prevista per il giorno 15 maggio p.v., con orario 15.00-17.00.
Si parlerà di cartella del DS, di adempimenti amministrativi, rapporti col tutor e altro ancora insieme a Marco Bollettino, dirigente scolastico del Liceo Scientifico A. Gramsci di Ivrea.
Per partecipare al seminario occorre registrarsi compilando il modulo cui si può accedere attraverso il link riportato sulla locandina.
Nello stesso luogo che il 30 aprile del 1950 ne vide la nascita, il teatro Adriano di Roma, la CISL celebra il suo 75° compleanno con una iniziativa che vedrà la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Lo slogan scelto per l'evento, che richiama i principi ispiratori della CISL, è “La forza del lavoro, il valore della persona”.
La giornata si aprirà alle ore 10.00 con la presentazione del francobollo realizzato da Poste Italiane per commemorare la nascita del sindacato di via Po.
Seguirà una lettura dell'articolo 2 dello Statuto CISL, quello che ne contiene i principi fondativi, da parte di Luca Fiorino, attore e delegato CISL. Sarà poi la volta di Aldo Carera, Presidente della Fondazione intitolata a Giulio Pastore, fondatore e primo Segretario Generale della Cisl, che ricorderà il significato e il valore di un evento (Un vero manifesto politico) destinato a segnare la storia del sindacalismo democratico italiano.
Successivamente alcuni giovani sindacalisti si confronteranno su “19 parole” che caratterizzano l’identità sindacale della CISL.
Sarà quindi trasmesso il contributo video "leri come oggi, le ragioni del sindacato nuovo".
Concluderà la manifestazione Daniela Fumarola, Segretaria Generale CISL.
C'è tempo fino al 4 maggio per iscriversi al webinar "Non di solo voto: la valutazione come atto educativo", organizzato da CISL Scuola, Consorzio Universitario Humanitas e IRSEF IRFED. Il link per accedere al modulo di registrazione è disponibile sulla locandina allegata. Nel frattempo è stato definito in dettaglio il programma dell'evento, che si svolgerà il 6 maggio, articolato in due sessioni.
La prima, con orario 9.30-13.00, è dedicata a un inquadramento teorico del tema e prevede, dopo gli interventi di saluto e di presentazione del seminario, le seguenti relazioni:
ore 10: 00 “Sull’utilità e danno della valutazione scolastica” Cristiano Corsini Professore ordinario di Pedagogia sperimentale Università di Roma 3
ore 11: 00 "La valutazione come risorsa per l'apprendimento" Mario Castoldi Docente di Didattica generale Università degli Studi di Torino
ore 12: 00 “Le norme che liberano dall'abitudine” Max Bruschi Dirigente tecnico USR Piemonte
Nella sessione pomeridiana, con orario 14.30-17.30, saranno presentate tre testimonianze di esperienze condotte da istituzioni scolastiche del primo ciclo e della secondaria di II grado. Questi gli interventi:
“Una valutazione per l’apprendimento: l’esperienza del Polo 'Volta' di Castel San Giovanni (Piacenza)”. A cura di Simona Favari (dirigente scolastica), Francesca Pallavicini e Ignazio Caruso (docenti)
“Dal numero alla complessità valutativa. La sperimentazione della scuola dei metodi e delle competenze” A cura di Paolo Di Motoli, docente dell'I.I.S. ”Norberto Bobbio” - Carignano (TO)
“La valutazione è apprendimento?” Un’esperienza di scuola primaria A cura di Sara Bianchi e Ketty Salvioli - I.C. “Chieri III” -Torino
"Abbiamo appreso con immenso dolore e grande commozione la notizia della scomparsa di papa Francesco. Per quanto preceduta da un periodo difficile di sofferenza e di debolezza, ci coglie impreparati dopo averlo visto ancora ieri unirsi benedicente alla folla di piazza S. Pietro". Così Ivana Barbacci, segretaria generale della CISL Scuola, che aggiunge: "Non ci sono parole per dire in questo momento quanto sia stato fondamentale per ciascuno di noi e per tutti un Magistero che ha richiamato ogni giorno il mondo al bisogno di lavorare intensamente per la pace, la giustizia, la cura del creato come responsabilità da condividere per il bene di tutti. Il suo pontificato ci lascia un'eredità che è un impegno grande per tutti e in particolare per chi agisce nel sociale, la testimonianza di una fede che si incarna ogni giorno nella vicinanza e nella condivisione della condizione degli ultimi".
È per me un'occasione importante poter essere qui con tutti voi per celebrare oggi, qui a Genova, l’ottantesimo anniversario della liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.
Una regione, la Liguria, che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo. Rendiamo onore alle popolazioni che seppero essere protagoniste nel sostenere e affiancare i partigiani delle montagne e delle città.
Dalla città di Genova, Medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione che – recita la motivazione – “piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’onore”, alla città di Savona, Medaglia d’oro, insignita per “l’ostinazione a non subire la vergogna della tirannide”, alle Province di Imperia e di La Spezia, anch’esse Medaglie d’oro. Così come alle Città di La Spezia e di Albenga, alla Provincia di Genova, insignite di Medaglia d’oro al valor civile per la Resistenza. Alle Croci di guerra assegnate, con la stessa motivazione, ai Comuni di Rossiglione, San Colombano Certenoli in val Cichero, Zignago, Albenga.
Dalla Liguria è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli. Assumendo comportamenti elementari di rispetto e di solidarietà i partigiani si uniformavano a quel Codice di Cichero, che faceva sì che, nelle formazioni, il capo dovesse mangiare per ultimo, potesse addormentarsi solo una volta accertato personalmente che tutto funzionasse e fosse in ordine, avesse i turni di guardia più gravosi, che non si bestemmiasse, che non si molestassero le donne, che non si requisisse senza pagare il dovuto, che si dovesse dividere con gli altri qualunque cosa si ricevesse.
Fraternità. Un’esperienza che ha tratto ispirazione da una figura, quella di Aldo Gastaldi, il partigiano “Bisagno”, comandante della Divisione Garibaldi-Cichero, protagonista di un impegno per la Patria, la giustizia, la libertà, considerato come servizio d’amore, oltre che esercizio di responsabilità. Morto drammaticamente un mese dopo la Liberazione, Medaglia d’oro al valor militare, la Chiesa di Genova ha determinato di dare avvio al processo canonico di beatificazione di questo Servo di Dio.
Poc’anzi, al cimitero di Staglieno, ho reso omaggio ai caduti del movimento della Resistenza e, con loro, ho reso idealmente omaggio alle figure dei patrioti dei due Risorgimenti che in esso sono ospitati.
Nel 1945 l’Italia si univa nuovamente - Sud e Nord - dopo che quest’ultimo era stato separato e trattenuto in ostaggio dai nazisti e dalla Repubblica di Salò.
Tante le sofferenze e i caratteri originali della Resistenza ligure, solidamente collegata ai centri di Torino e di Milano e destinata, come essi, a soffrire sino in fondo la barbarie nazista e fascista. Con le stragi della Pasqua di sangue del 1944 alla Benedicta, di Fontanafredda di Masone, all’Olivetta di Portofino, a Costa Binella di Testico, alla Foce del Centa di Albenga, a Molini di Triora, Torre Paponi di Pietrabruna ove due sacerdoti vennero arsi vivi, a Ressora di Arcola.
Qui si sviluppa la maturazione politica di patrioti che sanno assumere, accanto alle operazioni militari di sabotaggio e di contrasto alle forze di occupazione, responsabilità di governo. Qui si collocano anelli di quell’arco di esperienze di “zone libere” che confermano la presenza sul territorio delle formazioni partigiane e la stretta relazione con le popolazioni. Qui, con la libera Repubblica di Pigna e di Triora nell’Imperiese, di Torriglia nel Genovese, della Repubblica del Vara in Alta Val di Vara nello Spezzino, emerge la dimostrazione della estraneità tra regime e popolazioni.
Questo si manifestava nelle vallate, e trovava conferma nelle città dalle quali migliaia di donne e uomini vennero ignobilmente avviate al lavoro coatto in Germania, alla deportazione verso il lager di Mauthausen.
E la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà, scuole di democrazia, con la crescita di coscienza sindacale, e la costituzione delle squadre di difesa operaia. Con gli scioperi nel Savonese e nello Spezzino alla fine del 1943 e nel 1944, che conferirono una forte spinta all’allargamento del consenso verso il movimento partigiano. Gli scioperi a Genova del 1943 sino al giugno del 1944, sino allo sciopero insurrezionale del 1945.
Il crollo del fronte interno del regime si manifestava giorno dopo giorno. Il Bando Graziani per l’arruolamento nei reparti fascisti aveva dato un involontario contributo ai partigiani: posti di fronte al dilemma o repubblichini o in fuga, molti giovani sceglievano la strada della montagna, superando ogni attendismo.
I partigiani facevano terra bruciata dei tentativi repubblichini di organizzazione amministrativa: bruciare i registri anagrafici della Rsi impediva, di fatto, sia le requisizioni dei beni dei cittadini, sia i tentativi di coscrizione obbligatoria.
Da taluno si è argomentato come il contributo “militare” recato dalla Resistenza non sia stato decisivo per il crollo della Linea Gotica costruita dai tedeschi per ostacolare la risalita della penisola da parte degli Alleati e del Corpo Italiano di Liberazione. Al contrario, come è noto - e il 1944 lo ebbe a dimostrare - le forze dell’Asse in campo avevano difficoltà a presidiare, allo stesso tempo, le aree verso le quali premevano le forze alleate e le zone interne sempre più nelle mani della Resistenza.
Veniva ascoltato l’ammonimento rivolto da Giuseppe Mazzini ai tanti che, all’epoca, confidavano nell’intervento d’oltralpe: “più che la servitù, temo la libertà recata in dono”.
L’aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace. Il regime aveva reso costume degli italiani la guerra come condizione normale: non la guerra per la vita ma la vita per la guerra.
La Resistenza si pose l’obiettivo di raggiungere la pace come condizione normale delle relazioni fra popoli. In gioco erano le ragioni della vita contro l’esaltazione del culto della morte, posto come estrema disperata consegna dalle bande repubblichine.
La Resistenza cresceva in tutti i Paesi europei sotto dominazione nazista. Si faceva strada, dalla causa comune, la solidarietà, in grado di superare le eredità delle recenti vicende belliche.
Anche dalle diverse Resistenze nacque l’idea dell’Europa dei popoli, oggi incarnata dalla sovranità popolare espressa dal Parlamento di Strasburgo. Furono esponenti antifascisti coloro che elaborarono l’idea d’Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre civili europee. Un nome per tutti qui a Genova, quello di Luciano Bolis, esponente del Partito d’Azione, orrendamente torturato dalle Brigate nere nel febbraio 1945, miracolosamente sopravvissuto. Medaglia d’argento al valor militare, riposa ora a Ventotene, accanto ad Altiero Spinelli.
Difendere la libertà dei popoli europei è compito condiviso. Ora, l’eguaglianza, l’affermazione dello Stato di diritto, la cooperazione, la stessa libertà e la stessa democrazia, sono divenuti beni comuni dei popoli europei da tutelare da parte di tutti i contraenti del patto dell’Unione Europea.
La libertà delle diverse Patrie è divenuta la liberazione dell’Europa da chi pretendeva di sottometterla. E fu una lotta così vera da coinvolgere anche persone che i nazisti pretendevano opporre ai partigiani.
La solidarietà internazionale si misurò sulle montagne liguri come altrove con l’apporto recato dai tanti che, venuti da patrie lontane, si erano uniti alla Resistenza. Desidero richiamare la figura del partigiano “Fiodor”, (Fiodor Andrianovic Poletaev), ucciso nella battaglia di Cantalupo il 2 febbraio 1945. A lui, giunto dalla Russia, la Repubblica Italiana ha voluto conferire la Medaglia d’oro al valor militare. Una strada di Genova reca il suo nome.
La vita democratica, come si è constatato, cresceva nel carattere proprio alle forze antifasciste genovesi che, accanto alla presenza di cinque partiti nei CLN del Nord Italia (azionisti, comunisti, democristiani, liberali, socialisti) annoverava una sesta forza politica, il partito mazziniano repubblicano. Questione del tutto peculiare, per dirimere la quale, dal CLNAI, venne inviato Sandro Pertini, settimo Presidente della nostra Repubblica. Oggi, nella sua regione, ne vogliamo onorare la memoria.
La sua figura induce a ricordare che la partecipazione politica è questione che contraddistingue la nostra democrazia. È l’esercizio democratico che sostanzia la nostra libertà. Da questi principi fondativi viene un appello: non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità. Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà.
Il rovinio del posticcio regime di Salò, la progressiva sconfitta del nazismo apparivano ormai irreversibili e a Genova, importante bastione industriale, si posero le condizioni dell’insurrezione e, come abbiamo ascoltato, un esercito agguerrito si arrendeva al popolo.
Ridurre le forze tedesche a trattare con i partigiani non fu facile. Preziosa fu la mediazione dell’Arcivescovo di Genova, il Cardinale Pietro Boetto - dichiarato “giusto fra le nazioni” per il soccorso prestato agli ebrei - per giungere a siglare la resa del comando tedesco nella sua residenza di Villa Migone, tra il generale Meinhold e il presidente del CLN Remo Scappini (“Giovanni”).
Sarebbe toccato al partigiano Pittaluga - Paolo Emilio Taviani - annunciare la mattina seguente: Genova è libera. Il generale Meinhold – condannato a morte da Hitler come traditore - avrebbe poi scritto: “era la sorte della città e quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore…. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo”.
Il rischio che Genova finisse distrutta come Varsavia era sventato. Si apriva la stagione dei diritti umani delle persone e dei popoli, per prevenire i conflitti, per affermare che la dignità delle persone non si esaurisce entro i confini dello Stato del quale sono cittadini.
Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri. È la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco. Nella sua “Fratelli tutti”, ci ha esortato a superare “conflitti anacronistici” ricordandoci che “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte…Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti”.
Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata.
A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un’anima che non sarebbe mai stata tradita. Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni ‘70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica. E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono la Repubblica.
Viva la Liguria partigiana, viva la libertà, viva la Repubblica.
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